Lavorare come interprete in ambito cinematografico è un’esperienza esaltante e, allo stesso tempo, difficile. Come per ogni altro incarico, è richiesta una grande preparazione a monte: non solo linguistica, ma anche e soprattutto… cinematografica.
Infatti tradurre un attore/attrice o un/una regista, vuol dire in primis conoscerne la filmografia: le citazioni sono sempre dietro l’angolo e, inoltre, occorre ricordarsi anche la traduzione dei titoli dei film italiani (che, come sappiamo, sono molto spesso completamente diversi dall’originale).
Quali sono gli step da seguire per la preparazione?
First of all, una volta acquisito l’elenco (questo accade soprattutto nei festival di cinema) degli artisti che andremo a tradurre, bisogna studiare la biografia di ognuno di questi insieme alla filmografia. Non dimentichiamoci che spesso la provenienza geografica degli artisti incide non solo sul modo di parlare, ma anche sulla loro produzione artistica.
Una volta esaurito questo step, si passa al successivo: la visione dei film. A seconda del tempo che abbiamo a disposizione, spesso breve, bisogna fare una scrematura dei film che si devono necessariamente guardare prima di arrivare all’incarico. Solitamente se l’artista è di un certo calibro e ha una lunga carriera alle spalle, si scelgono i film che l’hanno reso più noto/a. Ricordo, ad esempio, che quando ho tradotto Spike Lee, di cui per fortuna conoscevo già diversi film essendo sua fan, mi sono concentrata soprattutto sui titoli più famosi: Do the right thing! (per fortuna ha mantenuto lo stesso titolo in italiano “Fa’ la cosa giusta!”); She’s gotta have it (in italiano noto come “Lola darling”); Malcom X e 25th hour (“La venticinquesima ora”).

Questo chiaramente ci consente di conoscere più da vicino la persona che andremo a tradurre, la sua cifra stilistica e di capire come ciò che racconta è strettamente connesso al contesto storico e sociale in cui vivono i protagonisti dei suoi film (soprattutto nel caso di Spike Lee).
È utile guardare le interviste su YouTube?
Direi che non solo è utile, è necessario! Le interviste agli artisti per noi interpreti sono una fonte essenziale di informazioni. Grazie a queste, infatti, possiamo abituarci al modo in cui l’artista parla, al tipo di registro linguistico che utilizza (alto o colloquiale, forbito o slang ad esempio) e, se siamo fortunati con le tempistiche, conoscere più da vicino i loro ultimi lavori.
Personalmente le interviste sono state molto utili per me quando ho tradotto Cate Blanchett, nella scorsa edizione del “Festival del Cinema di Venezia”. Vi spiego perché.

Con un preavviso di pochissimi giorni, ho ricevuto questo incarico e mi sono messa subito a lavorare sulla preparazione, a ritmi davvero serrati. Chi traduce in questo ambito, ahimè, deve abituarsi a lavorare spesso sotto pressione e con tempistiche molto strette.
Cate Blanchett aveva bisogno di essere tradotta durante la presentazione, in anteprima assoluta per l’Italia, della serie tv “Ms. America”. L’evento era stato creato ad hoc per accoglierla e il mio ruolo era quello di tradurre in chuchotage per lei le domande e la presentazione del direttore del festival, mentre per il pubblico quello che lei avrebbe raccontato della serie.
Se non avessi guardato le interviste che, per fortuna, aveva già rilasciato negli Stati Uniti prima di arrivare al Festival, non avrei potuto conoscere alcuni aneddoti che ha citato anche durante la presentazione italiana. A proposito, gli aneddoti possono essere molto difficili da tradurre per noi interpreti: più ne conosciamo prima di arrivare all’incarico, meglio è per noi.
Quali sono gli altri contesti in cui lavora un interprete di cinema?
Oltre alle proiezioni dei diversi film in gara, durante il festival si svolgono numerose conferenze stampa, reportage e interviste. Trattandosi di un evento internazionale, gli scambi avvengono in diverse lingue, soprattutto in inglese. Per assicurare la corretta comprensione degli oratori, gli interpreti di conferenza offrono i propri servizi.
Il Palazzo dei Festival (nel caso di Venezia) dispone di sale attrezzate per l’interpretazione simultanea, dotate di ricevitori, trasmettitori a infrarossi e cuffie d’ascolto. In questo modo, durante il festival, gli interpreti possono tradurre in tempo reale gli interventi degli oratori, ad esempio, durante le cerimonie di apertura e di chiusura.
Durante le interviste o le conferenze stampa, se il film presentato o il cast del film è straniero, l’interpretariato di conferenza è più che indispensabile. Gli oratori che intervengono in una lingua straniera sono dotati di cuffie. Possono anche essere compresi dal pubblico e capire le domande poste o gli interventi degli altri partecipanti grazie al lavoro degli interpreti.